Il silenzio che c’è fuori

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Il volume, curato da Barbara Silbe, è impreziosito dai disegni dell’illustratrice Piparula, nome d’arte di Barbara Selis, che ha curato anche la grafica dell’impaginato, e da un testo dello scrittore Lorenzo Marone che così parla del fotografo: “Nei suoi ritratti c’è l’uomo con tutta la sua minutaglia, i personaggi della commedia umana, il farabutto, il cinico e il sognatore, e davanti al suo sguardo i timidi si fanno spavaldi.”

Riccardo Piccirillo

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Descrizione

10 ANNI DI MUSICA NELLE MIE FOTOGRAFIE

Il silenzio che c’è fuori è il primo libro di Riccardo Piccirillo, fotografo ritrattista napoletano che ha deciso di raccontare con questa antologia i suoi primi dieci anni di carriera. Il volume è confezionato in una veste grafica che ricorda quella dei vecchi vinili 33 giri, in formato quadrato 30×30, e conta 96 pagine su carta pregiata dalla quale esce tanta musica.
L’autore riconsegna così al suo pubblico i molti volti celebri fotografati nella sua città durante concerti live o in sessioni in studio e in esterna. Una galleria di quasi trecento personaggi che hanno segnato la storia della musica, sfilati davanti al suo obiettivo e da lui interpretati per le copertine dei loro dischi. Ci sono James Senese, Marco Mengoni, Enzo Gragnaniello, Renzo Arbore, Pino Daniele, Maldestro, i 99 Posse o i Litfiba, tra gli italiani, ma anche Patty Smith, Bob Geldof, gli America, Michael Bolton, Peter Cincotti o B.B. King, passando per i rapper o i blues e rock man più famosi.

Il volume, curato da Barbara Silbe, è impreziosito dai disegni dell’illustratrice Piparula, nome d’arte di Barbara Selis, che ha curato anche la grafica dell’impaginato, e da un testo dello scrittore Lorenzo Marone che così parla del fotografo: “Nei suoi ritratti c’è l’uomo con tutta la sua minutaglia, i personaggi della commedia umana, il farabutto, il cinico e il sognatore, e davanti al suo sguardo i timidi si fanno spavaldi.”

Secondo Barbara Silbe:
“Riccardo si è fatto strada in un ambiente complesso e spesso inaccessibile, cercando per se stesso un ruolo che lasciasse un segno sul pentagramma. Ha saputo dirigere questa immensa band, ogni singolo scatto è esattamente come lo voleva, ogni inquadratura sinossi di un incontro umano prima che professionale. Sul palco o in studio sono fioriti rapporti, relazioni d’amicizia e aneddoti che lui potrebbe raccontare per giorni e che gli hanno consentito di restituire allo spettatore la personalità dei personaggi, guidato dalla sua abilità nel suggere da loro l’essenza e farli vibrare come strumenti. Mescola colore e bianco e nero, dinamismi e pause, live e posati e foto promozionali, adattandosi empaticamente a qualsiasi contesto, battendo il tempo, come se suonasse”.

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